Schola Romana – Unfolding Magazine

Schola Romana

Schola Romana.13 Aprile 2017. a “L’Asino che Vola”

Un’intervista atipica, un gruppo atipico, un complesso che fa del suo “Io” interiore il suo punto di forza. La Scola Romana ti scava dentro, non solo con la musica, ma anche con le parole, pesate, ricercate e mai banali. Un’intervista che apre la mente e le idee sui più scontati stereotipi, chi pensa di trovare qualcosa di già visto e sentito, dovrà ragionare bene prima di sedersi e ascoltare, un caffè, o più semplicemente un bicchiere di vino per immergersi in una dimensione quasi dimenticata e forse, ancora tutta da scoprire, cultura ed un senso civico oltremisura.

Mettetevi comodi e aprite il cuore, la curiosità vi porterà ad approfondire la conoscenza di questi interessanti artisti romani, che, con gran coraggio vorrebbero elevare la musica romana ad un gradino più alto, anche internazionale, no, non è un’utopia il disegno è chiaro e le potenzialità infinite.

Schola Romana riconsegna la giusta, meritata gloria alla musica romana, quella d’autore. Dopo qualche anno di distanza dall’album d’esordio, la band torna con un nuovo progetto musicale, Storie d’ogni ora, concretizzatosi a partire da un’idea del cantautore Davide Trebbi con la complicità di Edoardo Petretti, tastierista/cantante, produttore artistico e arrangiatore. Il disco verrà presentato giovedì 13 Aprile alle ore 22 presso L’Asino che Vola, rinomata location capitolina in Via Antonio Coppi 12. Storie d’ogni ora ridà respiro e piena dignità al dialetto romanesco in forma canzone, evitando sapientemente tutti i cliché e le più ovvie didascalie del caso. Missione ardua ma compiuta grazie a un quintetto (completato da Stefano Ciuffi alla chitarra solista, Ivano Sferrazza al basso e Luca Monaldi alla batteria) che, con gusto, affiatamento e preparazione tecnica ci trasporta in una dimensione sonora/testuale fuori dall’ordinario, elegantemente in bilico tra storia moderna e contemporanea. Undici i brani in scaletta, compresi tre brevi strumentali: tutti originali con le sole eccezioni de ‘Li Ponti so’ Soli’ (ripresa dal primo repertorio di Antonello Venditti e affidata alla voce di Alice Clarini) e il ri-arrangiamento di ‘Roma Underground’ di Franco Fosca, busker appassionato della Città Eterna, recentemente scomparso. C’è davvero tanto in questo disco che meriterà ripetuti ascolti per essere goduto fino in fondo. Che sia ‘La Scoperta de l’America’ di Cesare Pascarella o l’affettuoso tributo a Franco Califano di ‘Un’ora di più’, la Capitale amata/odiata resta musa ispiratrice. Davide Trebbi, “musicante” nonché ideatore del progetto, canta l’Urbe in un modo nuovo, d’impatto, da palco, ripercorrendo la storia di una Roma continuamente invasa, dagli austriaci prima dalla globalizzazione poi, ma mai vinta. “Roma è rimasta uguale nel bene e nel male”, afferma Trebbi. I mutamenti subìti e ben celati nel corso dei secoli, li svela la musica: quella non strillata nelle osterie, quella che non cede allo stornello, la stessa che narra gli aneddoti di quella vita di tutti i giorni che entra nella Storia. Lo spirito che anima il gruppo è infatti genuino e profondo al tempo stesso : non dimenticare e andare avanti, cercando di costruire un futuro musicale e civico per la Città Eterna.”

La Schola Romana, ha avuto il coraggio di riportare alla ribalta la musica popolare romanesca, pura o rivisitata, come nasce questa idea?

La musica romana ha goduto raramente del rispetto e della visibilità che meriterebbe. Spesso è stata relegata a cantilena da osteria o poco più. E invece a Roma, dai primi del ‘900 ad oggi, ci sono stati grandi autori che in romanesco hanno saputo raccontare l’anima dell’Urbe e dei suoi abitanti. Se penso al prestigio, meritato e al trattamento, internazionale, di cui ha goduto la musica popolare napoletana e lo confronto col trattamento che è stato riservato alla musica popolare romana l’unica cosa che mi viene in mente è fondare Schola Romana, con un nome latino. Lo stesso latino che è stato internazionale come l’inglese di oggi ma 2000 anni prima.

In questo momento sono diversi i generi musicali che si alternano, alcuni hanno più successo, altri meno. Secondo voi, questo ritorno del genere “popolare” come viene percepita dalle nuove generazioni?

Più che di generi parlerei di buona e cattiva musica, le generazioni vecchie e nuove sanno distinguere tra onesti e disonesti, tra opere e manovre. L’Italia è probabilmente il paese europeo col maggior numero di stili di musica popolare. Siamo ormai, noi italiani, tra i pochi in Europa che tentano di salvaguardare questa ricchezza locale, regionale. Tra global e glocal perché non ricordare e difendere i nostri dialetti? Chi viene dopo, le nuove generazioni quindi, può sempre scegliere di cosa ricordarsi o no.

Siete una band, molto variegata, ma allo stesso tempo anche molto affiatata. Come vi siete “scelti”?

É stato molto naturale, quasi un classico: un cantautore, io, che si affianca a musicisti preparati e sensibili alla buona musica. In questo caso musicisti classe ’90 che non sempre conoscono il repertorio ma che immediatamente colgono e interpretano lo spirito dei brani che poi insieme eseguiamo.

Adattare un arrangiamento moderno, a dei testi un po’ meno moderni poteva creare problemi a livello di percezione testuale, facendo sembrare la canzone un inedito o come qualcosa di diverso dalla canzone popolare propriamente detta. Come siete riusciti a mantenere un filo conduttore che non uscisse dagli schemi?

Le canzoni della tradizione romana che di solito proponiamo sono composti in maniera eccellente e come tutte le eccellenze il compito è facile, basta farle suonare e percepire cosa fosse stato già nelle intenzioni dell’autore. Riproponendo composizioni cantate di Balzani, Pizzicaria, Trovajoli, la difficoltà viene immediatamente azzerata dal fatto che certi brani hanno vita propria e sono storicamente fondati; come un monumento, puoi guardarlo da varie angolazioni ma il significato dell’opera ti arriva diretto e chiaro. E poi in questo disco, a parte qualche riferimento o tributo, i brani sono tutti originali, composti da noi direttamente in dialetto.

“Storie d’ogni Ora”, mi fa pensare al richiamo, al ritmo cadenzato che le vecchie botteghe romane, davano all’attività giornaliera, come se ogni ora avesse racchiuso in sé un qualcosa da raccontare, un aneddoto, una situazione particolare. E’ così?

Le vite di tutti, le nostre vite, sono la somma di ore vissute con ritmi e tempi diversi. Ogni città ha il suo ritmo, quello di Roma è orizzontale, è una madre attenta Mamma Roma che sa esattamente quando parlare e quando agire. Tempo e narrazione passeggiano insieme sul selciato e tutto diventa suono.

“Storie d’ogni Ora” è il titolo del vostro nuovo album, cosa ci dobbiamo aspettare da queste undici canzoni?

Molto lavoro e tanta ricerca, il massimo dell’onestà intellettuale e una mano tesa verso chi ascolterà e vorrà seguirci nei 40 minuti del disco. Tra ironie quotidiane e riflessioni storiche.

Qual’è secondo voi il posto più “magico” di Roma?

Per la Roma di cui parliamo nel disco direi proprio il Gianicolo, teatro di resistenza popolare nel 1849 contro l’invasore francese. Poi direi la riva sinistra, quella della fondazione, quella più etrusca. Rione Monti, il primo rione di Roma e Piazza Navona con le sua umanità.

C’è un ritorno generale alla semplicità ed alle tradizioni. Ultimamente, anche la cucina romana sta riproponendo piatti che sembravano dimenticati o, quantomeno desueti, piatti che alcuni giovani di oggi, assaggiano per la prima volta .Così, nella musica che proponete, un bisogno di ritornare alle origini, di scavare nelle radici?

Il bisogno, per chi ce l’ha, é quello di ricordare. I romani dimenticano difficilmente e ancor piú difficilmente discutono di cucina, nel senso che la cucina romana non si discute: si frequenta.

Il richiamo a Venditti, Califano, il tributo a Franco Fosca. Scelte coraggiose, ma ovviamente mirate verso artisti che di Roma hanno fatto la loro musa ispiratrice. Quanta verità, quanto ispira questa Roma, fatta di vicoli, angoli e realtà ai più sconosciute?

Il disco, per intero, é dedicato agli artisti che hanno saputo e che sapranno raccontare Roma. Gli artisti citati in questo disco in modo particolare si sono rivolti a Roma sapendo che Roma li avrebbe ascoltati. Nel caso di Fosca, lui si rivolge a Roma da ligure, arrivato nella capitale a metà anni ’80 per fare il musicista. Venditti e Califano puntano lo sguardo su vicoli e ponti e su come i romani stessi si muovano per le strade cittadine con un fare meditativo ma sicuro.

Il nuovo Sindaco Virginia Raggi dice di amare profondamente Roma e di avere a cuore la sua rinascita. Da cosa si dovrebbe cominciare e cosa si dovrebbe valorizzare?

In momenti di crisi e distrazione come quello che da troppi anni attraversiamo bisognerebbe sostenere in primo luogo la cultura. Quando la situazione economica é complicata l’unico modo per evitare la decadenza è evitare la latitanza delle menti e degli animi. Quando questo non avviene, assistiamo all’imbarbarimento generale e alla riapertura di angusti orti privati e visioni ristrette del mondo. Roma non se lo può permettere questo orto ristretto come non si é mai permessa visioni ristrette. É stata e ancora é Caput Mundi e chiunque abbia intenzione di governarla se lo deve ricordare bene ed evitare che il Caput diventi una provincia.

Una città come Roma dovrebbe essere tutelata, invece viene lasciata all’abbandono ed all’incuria. Si dovrebbe ripartire dai romani, ma cosa si potrebbe fare per avvicinare i romani ad un senso civico che dovrebbe essere naturale?

I romani sanno benissimo come tutelare Roma, può sembrare di no ma come si dice: Roma non vuole padroni… a meno che i padroni non conoscano bene sia Roma che i romani. Questa città ha vissuto imperi e decadenze ed è ancora qui malgrado ciclicamente si provi ad oscurarla, a zittirla.

L’essere cives è uno status politico romano quindi semmai bisognerebbe ricordare che il senso civico è partito dall’Urbe e magari poi si é perso ma nell’Urbe si può ritrovare, malgrado le invasioni antiche, moderne e contemporanee.

Questo periodo storico si sta caratterizzando per un diffuso terrore dovuto ad attacchi terroristici in varie Capitali Europee, Roma è stata spesso al centro degli obbiettivi dei radicalisti islamici. Una cassa di risonanza piuttosto importante, culla della civiltà, sede del Vaticano. Cosa pensate delle minacce che l’Isis ha fatto contro la nostra città?

Penso che Isis a Roma sia considerato l’anagramma di Si Si…modo tipicamente romano di liquidare qualcosa che interrompe quello che stai facendo, come a dire: si si, poi vedemo.

Roma è un crocevia di culture, da sempre, è più facile trovare nuovi figli di Roma che traditori di Roma e del suo spirito materno, accogliente e originario. Roma è energia pura, basta guardare la sua luce, una luce unica al mondo, una luce che dice tutto anche quando non batte sui marmi.

Grazie alla Schola Romana per la bellissima esperienza sensoriale.

Laura Tarani – Aprile 2017

STORIE D’OGNI ORA

Davide Trebbi – Voce
Edoardo Petretti – Pianoforte, Fisarmonica e voce
Stefano Ciuffi – Chitarra acustica ed elettrica
Ivano Sferrazza – Basso
Luca Monaldi – Batteria
Alice Clarini — Guest
Armando Puccio – Voce recitante

Produzione artistica e arrangiamenti: Edoardo Petretti

Registrato, missato e masterizzato da Gianluca Siscaro presso il Village Recording Studio di Roma